Democrazia sotto attacco? Sì, ma da dentro l’Europa

Danilo Della Valle

 

Non è la democrazia ad essere minacciata dall’esterno. Le vere minacce arrivano da dentro i nostri confini, quando in Europa si reprimono manifestazioni pacifiche, si censurano le voci di dissenso su Gaza, si mette al bando la cultura russa.

Il paradosso europeo

Mentre il Parlamento europeo discute di “difendere la democrazia”, nelle piazze e nei campus si limitano il diritto di protesta e la libertà di espressione. In alcuni Paesi si reprimono manifestazioni pacifiche, si oscurano voci scomode su Gaza, si colpiscono eventi culturali legati al mondo russo. Questo non rafforza le nostre istituzioni: le indebolisce.

Dissenso non è disordine

In una democrazia matura il dissenso è una risorsa: allerta gli abusi, corregge le derive, tiene viva la partecipazione civica. Vietare non è mai una politica: è un’ammissione di fragilità. Difendere le regole democratiche significa tutelare chi protesta pacificamente, non spingerlo ai margini.

Gaza, libertà d’espressione e responsabilità europea

Il silenzio o le parole a metà sul genocidio in corso a Gaza non sono neutralità: sono complicità. Chi chiede cessate il fuoco, corridoi umanitari ed embargo sulle armi esercita un diritto politico fondamentale. Censurare queste richieste significa tradire i valori fondativi dell’Unione.

Cultura come bersaglio: un errore doppio

Mettere “al bando” la cultura russa o chiuderne gli spazi pubblici è un boomerang: punisce artisti e studenti, non i regimi. La cultura è ponte, non arma. Tagliarlo è segno di provincialismo, non di fermezza.

Cosa chiediamo (subito)

  1. Tutela effettiva del diritto di protesta pacifica in tutti gli Stati membri.

  2. Stop a leggi e ordinanze repressive che limitano assemblee, sit-in, uso degli spazi pubblici.

  3. Protezione della libertà accademica e culturale, senza liste di proscrizione.

  4. Trasparenza su rimozioni/censure online riguardanti Gaza e i conflitti: criteri chiari, rimedi rapidi.

  5. Linea europea coerente su Gaza: cessate il fuoco, embargo sugli armamenti, corridoi umanitari, rispetto dei mandati della CPI.

Questa non è difesa della democrazia. È ipocrisia. Difendere davvero la democrazia significa accettare lo sguardo critico dei cittadini, proteggere le loro libertà e pretendere coerenza dalle istituzioni europee — soprattutto quando la pace e i diritti umani sono in gioco.

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