Von der Leyen, mozione di sfiducia respinta: il M5S suona la sveglia all’Europa

Danilo Della Valle

10 luglio 2025 – Strasburgo. Con 175 voti a favore, 360 contrari e 18 astensioni, il Parlamento europeo ha respinto la mozione di sfiducia che, se approvata, avrebbe fatto decadere in blocco la Commissione guidata da Ursula von der Leyen. La soglia da superare – due terzi dei voti espressi – è rimasta lontana, ma il voto ha messo in luce fratture profonde nella maggioranza “Ursula” e la determinazione di chi, come il Movimento 5 Stelle, ha scelto la linea del no senza tentennamenti.

Perché il M5S ha votato contro

Nel suo intervento, il vicepresidente M5S al Parlamento europeo Danilo Della Valle ha elencato cinque capi d’accusa rivolti all’esecutivo comunitario:

  1. “Ha massacrato gli agricoltori” – tra PAC giudicata insufficiente e ritardi sugli aiuti per la crisi dei prezzi.

  2. “Ha taciuto sul genocidio in Palestina” – posizione ritenuta troppo blanda di fronte all’escalation umanitaria.

  3. “Ha promosso il riarmo e tradito l’ambiente” – con l’inclusione di spese militari nei piani d’investimento e passi indietro sul Green Deal.

  4. “Ha affossato il Sud, la coesione e le imprese” – riprogrammando fondi senza un’adeguata visione di sviluppo territoriale.

  5. “Ha calpestato diritti e dignità dei cittadini europei” – dalle politiche migratorie ai negoziati commerciali.

Per i pentastellati, la coerenza ha imposto un voto di sfiducia «senza ambiguità, senza giochi di palazzo».

Il “partito dell’assenza”: Fratelli d’Italia e altri gruppi

Se il M5S si è schierato, Fratelli d’Italia ha scelto di non partecipare al voto. In totale 167 eurodeputati hanno disertato l’aula: un’astensione che, nei fatti, ha contribuito a salvare la Commissione. L’assenza di FdI rientra, secondo i 5 Stelle, in un «ennesimo inciucio con la peggiore Europa neoliberista» e pone interrogativi sulla coerenza del partito di Giorgia Meloni. 

Altri dati di dettaglio fotografano la spaccatura interna ai gruppi: tra The Left appena 13 deputati hanno sostenuto la sfiducia, mentre nel gruppo dei Verdi 20 su 53 si sono astenuti; decisivo il fronte centrista (PPE, Renew, S&D) che si è ricompattato sul finale, pur con segnali di malumore. 

Cosa significa il voto (e cosa accadrà adesso)

  • Von der Leyen resta in carica, ma il sostegno politico è più friabile che mai: quattro giorni di travaglio parlamentare hanno mostrato come gli equilibri post-2024 poggino su un terreno mobile. 

  • Tema agricoltura in prima linea: le proteste dei settori primari e la revisione della PAC peseranno sull’Agenda 2025–2029.

  • Green Deal e politiche industriali: Verdi e Socialisti, pur votando contro la sfiducia, pretendono «un cambio di rotta» su clima e coesione. 

  • Scenari futuri: il trattato consente nuove mozioni (massimo una per sessione). Se la maggioranza “Ursula” si incrinasse ancora – specie su bilancio UE e difesa – lo spettro di un nuovo voto resterebbe sul tavolo.

Il “take-away” per un’Europa più giusta

Il Movimento 5 Stelle rivendica di «aver scelto la parte giusta della Storia» – quella dei diritti, degli agricoltori, della pace, del Sud e delle piccole imprese. L’esito odierno non chiude la partita, ma segna un chiaro spartiacque tra chi chiede una Commissione più umana, più verde e meno subalterna alle lobby e chi, per calcolo politico o inerzia, ha preferito non esporsi.

«La nostra battaglia continua» – chiosa il M5S – e i cittadini sanno ora con maggiore chiarezza chi difende i loro interessi in Europa.

 

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