Gaza, ferita del mondo. La testimonianza dal valico di Rafah

Danilo Della Valle

C’è un confine che divide due mondi. E poi c’è Rafah.

Insieme a Carmela Auriemma, Dario Carotenuto e al gruppo di Acerra, abbiamo vissuto una serata intensa, densa di emozioni, di immagini e parole che pesano più del silenzio. Abbiamo portato con noi – e condiviso – le testimonianze raccolte direttamente al valico di Rafah, quella sottile linea di frontiera che separa non solo territori, ma anche coscienze.

Gaza non è un tema da convegno. Gaza è una ferita aperta.
Un popolo sotto assedio, bombardato, affamato, dimenticato. Ma soprattutto, ignorato.
E mentre la comunità internazionale oscilla tra l’indifferenza e l’ipocrisia, l’Italia, il nostro Paese, non è neutrale: è complice.
Complice nel silenzio.
Complice nella vendita di armi.
Complice nel voltarsi dall’altra parte.

Abbiamo chiesto. Chiediamo. E continueremo a chiedere:

  • Il riconoscimento pieno dello Stato di Palestina, con pari dignità tra i popoli.

  • Lo stop immediato alla vendita di armi a Israele e a tutti coloro che alimentano questo massacro.

  • Sanzioni concrete contro chi viola i diritti umani, senza ambiguità.

  • La fine di ogni collaborazione militare con Tel Aviv, perché la cooperazione internazionale non può basarsi sul commercio della guerra.

Non ci fermeremo.
Non abbasseremo la voce, nemmeno quando conviene farlo.
Non smetteremo di raccontare, di testimoniare, di denunciare.

Perché la pace non si costruisce con l’indifferenza, ma con la verità.
Perché la giustizia non si baratta con gli interessi economici, né si rinvia a data da destinarsi.

Continueremo a camminare.
Con i piedi nella polvere.
Con il cuore nella lotta.
Con la voce sempre, dalla parte giusta della Storia.

Palestina libera.


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