Un mare di pace: dalla piazza alle istituzioni
Danilo Della ValleCompartir
È passata una settimana da quella piazza viva, colorata, consapevole. Una piazza che ha gridato una parola semplice e potente: pace.
Non uno slogan, ma un desiderio profondo, urgente, condiviso.
Abbiamo camminato insieme, ascoltato storie, raccolto sguardi, dato voce a chi ogni giorno resiste nella fatica e nella speranza.
Ma la lotta per la pace non si esaurisce in un corteo.
Oggi, mentre tanti vivono la tranquillità della Domenica delle Palme in famiglia, io sono a Rivello, in Basilicata, per incontrare chi non si arrende. Chi ha ancora voglia di capire, di discutere, di cambiare.
Perché la politica vera nasce nei territori, tra le mani di chi lavora, nei silenzi di chi è stato dimenticato, nei sogni di chi si ostina a credere che un altro mondo sia possibile.
Altro che superpotenze. Serve un’Europa di coraggio.

Bruxelles non è Marte. L’Europa non può essere solo un riflesso delle logiche atlantiste e degli interessi delle superpotenze.
Servono:
- Coraggio, per dire che i soldi pubblici servono per vivere, non per morire.
- Indipendenza, per decidere politiche economiche e sociali che mettano le persone al centro.
- Diplomazia, per rispondere alla guerra con la politica, non con altre armi.
Abbiamo bisogno di portare nelle istituzioni le voci di chi ogni giorno vive, lotta, spera. Voci che non si piegano, che non si vendono, che non si dimenticano della piazza quando la piazza si svuota.
Un’Italia stanca… ma determinata.

A Roma, una settimana fa, si è alzato un grido forte. Un grido fatto di persone comuni, volti stanchi ma determinati.
Un’Italia che non ne può più di vedere miliardi spesi in armi mentre:
- la sanità cade a pezzi,
- i giovani sono costretti a emigrare,
- i diritti sociali si sgretolano sotto i colpi dell’indifferenza.
Eravamo in tantissimi. Uniti da una sola idea:
Un Paese che si prenda cura delle persone, non che alimenti nuovi conflitti.
Torniamo in piazza. Torniamo a farci sentire.

Grazie a chi c’era. E grazie a chi ci sarà.
La strada è lunga, ma la direzione è quella giusta.
Noi continueremo a camminare. A stare lì, dove serve:
tra la gente, nelle battaglie vere, nelle piazze e nei territori.